SUMMER SCHOOL UMAR
IN ARCHITECTURE
TORINO 2004
II edition



L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino in collaborazione con l’UMAR, l’Union Mediterraneenne des Architects, promuove per l’anno 2004 la seconda edizione della Summer School UMAR che si svolgerà a Torino dal 5 al 25 luglio e sarà dedicata all’approfondimento del tema: “L’area metropolitana torinese e il sistema delle residenze sabaude”.









GLI STUDENTI DEL MEDITERRANEO A TORINO
Si chiudono i lavori della II UMAR Summer School 2004

Dopo tre settimane di intensa attività, si chiude oggi la II UMAR Summer School 2004, realizzata dall’Ordine degli Architetti PPC di Torino, con l’organizzazione della Fondazione dell’Ordine Architetti, il contributo della Fondazione CRT e la collaborazione della II Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
La prima edizione del corso estivo, riservato a studenti e docenti di architettura dei paesi mediterranei (Albania, Algeria, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Malta, Marocco, Palestina, Portogallo, Spagna, Tunisia e Turchia), si era svolta a Torino nell’estate 2003. La seconda edizione della Summer School UMAR ha visto anche quest’anno la partecipazione di studenti da tutti i paesi del mediterraneo: egiziani e israeliani, greci e turchi hanno lavorato fianco a fianco studiando Torino e le Residenze sabaude per tre settimane, ospiti dell’Ordine Architetti e della Fondazione CRT.
Il grande progetto di rifunzionalizzazione, restauro e fruizione dell’eccezionale complesso delle residenze sabaude (Patrimonio dell’Umanità, Unesco), sostenuto fortemente dall’Unione Europea, è attualmente in via di messa a punto definitiva e costituisce una delle principali politiche qualificanti delle istituzioni locali torinesi. Importanti sotto il profilo storico artistico e architettonico e passibili di ampie riflessioni progettuali, le residenze sabaude offrono dunque la possibilità di un’attività didattica e di incontro internazionale incentrata su un tema di prestigio, tra architettura, restauro, governo del territorio.

Le attività portate avanti durante le tre settimane di corso estivo hanno incluso:

- visite delle regge sabaude ed ai cantieri in corso.

- lezioni in aula e in situ, tenute da docenti della II Facoltà di Architettura del Politecnico di
  Torino, funzionari della Sovrintendenza, esperti e professionisti.

- laboratorio di progettazione, con tutoraggio a cura della II Facoltà di Architettura.

- presentazione dei lavori realizzati dopo le 3 settimane di studio e valutazione finale nell’ambito di una giornata di convegno (mostra estemporanea alla Sala Colonne del Castello del Valentino, Venerdì 23 luglio 2004, ore 10.00).






10 ANNI DI UMAR - 1 ANNO DI UMAR

L'assemblea generale del 15,16,17 gennaio scorso a Meknès (la precedente si tenne lo scorso anno a Torino), ha segnato il decimo anniversario dalla fondazione dell'Union Mediterraneenne des Architectes e contemporaneamente il mio primo anno di lavoro nel comitato esecutivo UMAR.
Costituita fra i consigli nazionali degli architetti i quali delegano propri rappresentanti - di 17 paesi che si affacciano sul mediterraneo opera per promuovere la professionalità degli architetti, evidenziarne il ruolo sociale, analizzare i differenti approcci nazionali alla professione ma anche valorizzare il patrimonio edilizio e la cultura architettonica che nell'unitaria origine mediterranea si presenta con ricche differenze; volendo parafrasare il titolo di una interessante manifestazione annuale che si svolge a Torino, si potrebbe dire che intende promuovere e valorizzare "identità e differenze".
Interessante certo ma c'è da chiedersi: a cosa ci serve?
Ci confrontiamo con i nostri colleghi esteri ma cosa possiamo raccontare della situazione italiana degli architetti?
Possiamo dire che siamo stretti dall'indifferenza collettiva sul nostro ruolo ed il nostro operare?
Che subiamo la concorrenza di ogni tipologia di professionista laureato, semilaureato, diplomato, così come e più ancora di società progettual / imprenditoriali di ogni genere?
Che la concorrenza non avviene sulle idee e sulla prestazione intellettuale, ma sul rapporto tempo/ prezzo?
Che per il committente, soprattutto quello pubblico, il nesso logico fra qualità della prestazione progettuale ed ottenimento di un buon risultato del prodotto edilizio finale è, per usare un eufemismo, generalmente sottovalutato?
In sostanza vien da chiedersi se non sia meglio concentrare forze sulla soluzione dei problemi contingenti e/o strutturali della nostra condizione professionale prima di occuparsi - perder tempo - dei massimi sistemi o presunti tali.
Io credo che i problemi della categoria siano effettivamente gravi, ma sono parimenti convinto che le azioni che si devono fare siano da attivarsi su molti piani tra loro diversi ma paralleli, poiché l'obiettivo comune da perseguirsi è principalmente uno: costruire o ricostituire nella collettività la percezione e la consapevolezza della centralità del ruolo dell'architetto in quanto titolare di capacità e conoscenze appositamente formate per occuparsi della "cura" del territorio, della città, degli edifici e spazi pubblici, delle abitazioni, tutte questioni che hanno per la qualità della vita di ogni persona, valenza prioritaria, almeno quanto la salute fisica della quale si occupa, su altro fronte per analoghe ragioni la categoria dei medici.
Tuttavia questa sostanziale equivalenza non è percepita come tale anzi, al contrario, da un lato vi è il superfluo dall'altro il necessario.
Accade infatti che, mentre su alcuni temi l'opinione pubblica ha formato e sviluppato una sensibile capacità critica che porta a saper riconosce anche solo in termini generali la qualità di una prestazione od un servizio, nell'ambito operativo degli architetti ciò non avviene, non si sa cioè attribuire alla fase di progettazione, quindi a chi la esegue, adeguato valore riconoscendo differenze.
Mi viene alla mente una interessante campagna promossa dagli architetti francesi costituita da manifesti fotografici di luoghi famigliari ad ogni persona, una stazione di metropolitana, una scuola, un'abitazione, un ospedale, uno stadio....e sulla foto campeggiava lo slogan "qui la prima persona che ha pensato a voi... al vostro trasporto...ai vostri figli.... alla vostra famiglia... alla vostra salute... è un architetto".
Ma allora anche i nostri colleghi d'oltralpe, per quanto siano in numero estremamente inferiore al nostro (circa il 25% degli architetti italiani) hanno qualche difficoltà di comunicazione con la collettività, non so quale risultato tangibile abbia portato l'iniziativa francese, se isolata forse poco o nulla ma se parte di un sistema di azioni forse...


> www.architectes.org/vous_architecte

Di un sistema di azioni abbiamo bisogno anche noi e di confrontarci con realtà diverse anche e quì ritorno al tema: si devono conoscere e confrontare iniziative e difficoltà per produrne di nuove o di maggior efficacia ma soprattutto usare per noi stessi la nostra capacità progettuale... per chi altrimenti!
Occorre però uno sforzo collegiale forte dove, pur minima, ognuno faccia la propria parte per costruire un progetto per gli architetti che ci faccia sperare in una nuova dignità del nostro operare. In questo quadro anche Umar forse può essere un tassello.

Giorgio Giani
Segretario OAT - Umar treasurer





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