ITALIA NOSTRA - Torino

PORTA NUOVA E IL SUO ALVEO FERROVIARIO
Una attività vitale da conservare,
un monumento da non mortificare,
uno spazio prezioso da non soffocare.


Programma:

Ore 9.00
Introduzione di Roberto GNAVI

Interventi di Luciano RE , Giorgio DE FERRARI , Bruno BIANCO , Lucio SCAMARDELLA , Sergio JARETTI , Guido MONTANARI , Marisa MAFFIOLI

Interventi a richiesta e dibattito


Ore 13.00
Pausa pranzo


Ore 15.00
Tavola rotonda sui temi:
  • Porta Nuova e l’accessibilità del centro per chi viaggia e lavora.
  • La cesura tra San Secondo e San Salvario, quanto vero problema e quanto no, quali possibili soluzioni.
  • La costosa ipotesi dell’abbassamento e coperturadel piano ferroviario: è davvero la ferrovia una presenza utile ma sgradevole o può essere spettacolo vitale?
  • L’affaccio semilibero sui portici di via Sacchi e l’edificato storico fra corso Sommeiller e piazza Nizza: trasformazione verde e tutela, o libertà progettuale-immobiliare?
Partecipano: Riccardo BEDRONE, Luciano RE, Bruno BIANCO, Micaela VIGLINO, Lucio SCAMARDELLA, Flavia BIANCHI, Guido MONTANARI, Sergio JARETTI, Emilio SOAVE, Maria Teresa ROLI, Marisa MAFFIOLI, modera R. GNAVI


Ore 18.30
chiusura dei lavori




PORTA NUOVA E IL SUO ALVEO FERROVIARIO


Questo convegno mira ad allargare e approfondire il dibattito su un importantissimo strumento della vita della città, su un complesso monumentale venerabile e accattivante, e su una grande area tappezzata di binari, ma agli effetti dello spazio percepito beneficamente vuota.
Che di allargare e approfondire il dibattito ci sia un gran bisogno ci pare possa risultare evidente: conversando con la quasi totalità della gente emerge confusa disinformazione ancora legata alla campagna di informazione, chiamiamola così, del 2002 che annunciava lo smantellamento ferroviario di Porta Nuova, il trasferimento delle sue funzioni a Porta Susa e Lingotto, e faceva balenare prospettive di un Central Park al posto dei binari.
E l’informazione appare molto ridotta anche fra gli architetti più attenti e coinvolti nelle trasformazioni della città, accademici e non, salvo che per un piccolo gruppo. Ora, con tutto il rispetto per il gruppo di Docenti del Politecnico che sta studiando da anni l’argomento, l’importanza di questo implica secondo noi una urgenza di vasta condivisione, tanto più di fronte a dichiarazioni di intenti a nostro parere estremamente preoccupanti espressi dagli Amministratori della città. Annunci di interventi che non solo non sfrutterebbero
al meglio le grosse possibilità di miglioramento ambientale, ma configurerebbero un deciso peggioramento, come per parte nostra cercheremo di dimostrare.
In sintesi, a quanto vediamo, mentre pare per fortuna scongiurata l’ipotesi della abolizione della funzione ferroviaria di Porta Nuova, enfaticamente annunciata anni fa, resta un indirizzo di marcata riduzione dell’attività e del numero di binari e di intenso sfruttamento edilizio delle aree “liberate”. Viene poi prospettato l’abbassamento dei binari residui e la loro copertura con un “solettone”, di sicuro immensamente costoso, ufficialmente destinato a generare un’area di (modesto) verde su soletta e favorire il collegamento fra San Secondo a San Salvario, ma certo per i costruttori gradito volano economico e, proprio per il costo ingentissimo, giustificazione per lo sfruttamento immobiliare delle aree ferroviarie.
Confluisce in questo il problema dei diritti di edificazione che le Ferrovie dello Stato hanno acquisito con un accordo col Comune nell’86, da esercitarsi in collocazioni da definire di comune accordo, che di per sé potrebbero anche risparmiare completamente l’area di Porta Nuova, ma che i calcoli immobiliari sospingono irresistibilmente proprio qui.
Ma a questa corrente di pulsioni trasformative pensiamo concorra, più ancora che gli interessi economici identificabili, una dinamica circolare, in una parte dei politici, di megalofilia e di ragionevole preoccupazione per il futuro economico della città, che li spinge a credere di poter sedurre il mondo e attirarlo a Torino con le grandi trasformazioni urbane, comunque realizzate.
Non estranea a questo l’idea, quantomeno inconscia, di potersi guadagnare un posto nella storia erigendo piramidi piuttosto che con una modesta, casalinga e grettamente prudente buona amministrazione.

A questa visione noi di Italia Nostra, insieme, riteniamo, con le altre Associazioni ambientaliste, contrapponiamo un prospettiva che potrà essere definita, con o senza ironia, minimalista, che qui sintetizziamo:
  • la funzione ferroviaria di Porta Nuova è importantissima non solo per i collegamenti interurbani ma anche per quelli regionali, che non possono essere devoluti per intero al sistema passante Porta Susa – Lingotto.

  • palazzate lungo via Sacchi e in via Nizza dopo corso Sommeiller sarebbero disastrose per le loro masse, per le loro forme (abbastanza prevedibili alla luce di quanto viene permesso e costruito anche nel tessuto ottocentesco della città), per l’occlusione di uno spazio aereo che consente da via Nizza e da via Sacchi la vista di montagne e collina.

  • il collegamento veicolare “a raso” fra San Secondo e San Salvario è comunque poco realizzabile anche col famoso “solettone”, stante l’ineludibile schermo edilizio su via Nizza.

  • per contro, molto bene si può fare, con poca spesa, creando lungo via Sacchi una fascia di giardino in luogo di quei quattro o sei binari che potessero risultare effettivamente superflui a Passante Ferroviario ultimato, e con l’eliminazione dei bassi fabbricati recenti rendendo questo giardino accessibile e visivamente godibile dalla via.

  • si può creare una passerella pedonale fra via Nizza e via Sacchi, dai costi non proibitivi.

  • si può riabilitare il sottopasso da corso Stati Uniti a via Nizza; poco comprensibile, diciamo, che non sia ancora stato fatto da amministratori così ben intenzionati a migliorare il collegamento fra i due quartieri, con lavori ciclopici.

  • si devono, piuttosto che possono, tutelare le palazzine ottocentesche del complesso ferroviario, in particolare quelle su via Nizza fra corso Sommeiller e piazza Nizza, le più importanti e peraltro per la loro posizione le più a rischio di sparire per far posto a qualcosa di più grosso e redditizio.

Naturalmente è ben possibile che anche dopo maturo esame ai più le impostazioni sinora espresse dai nostri Amministratori appaiano corrette, e le nostre caricaturalmente apocalittiche.
Ma è fondamentale che ci sia questo esame condiviso su una materia così importante, che i cittadini incolpevolmente disinformati abbiano modo di soppesare gli elementi della questione e che tanto più accettino di investirsene almeno un po’coloro che per ruolo accademico o professionale possono avere maggiori strumenti di valutazione e all’occorrenza maggiore autorevolezza di intervento.







16/05/06